Grazie ad un recentissimo studio coordinato dall’Università di Cardiff, adesso abbiamo le idee più chiare su come la fine violenta e drammatica di una supernova possa, in un ciclo dai tempi incommensurabilmente dilatati per l’uomo, innescare la nascita di nuove stelle.
Osservando i resti della supernova 1987A – a circa 163 mila anni luce, nei dintorni della Via Lattea – grazie all’Atacama Large Millimeter/submillimeter Array (ALMA) sono stati riscontrati la presenza di composti mai individuati prima, come lo ione formile (HCO+) e il monossido di zolfo (SO), insieme ad altre molecole già trovate in passato, come il monossido di carbonio e il monossido di silicio.
Adesso sappiamo che la fine di una stella che esplode in una supernova puo’ lasciare nuvole di molecole e polveri a basse temperature.
I dati raccolti dai ricercatori mostrano che, mentre i gas della supernova iniziano a raffreddarsi al di sotto dei 200 gradi centigradi, gli elementi pesanti che vengono sintetizzati possono iniziare a ospitare molecole più complesse, creando una sorta di fabbrica di polveri e da qui attraverso un lungo e complesso processo una nuova generazione di stelle.
Appassionato da sempre di storia e scienza. Divoratore seriale di libri. Blogger di divulgazione scientifica e storica per diletto. Diversamente giovane. Detesto complottisti e fomentatori di fake news e come diceva il buon Albert: “Solo due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, riguardo l’universo ho ancora dei dubbi.”